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La grande lezione di cinema de “Il neorealismo. Non eravamo solo ladri di biciclette” è approdata al Lido di Venezia e, secondo il parere di alcuni degli spettatori, proprio al momento giusto. Ecco il perché.
Raccolta antologica dei maggiori film italiani del dopoguerra, garbatamente narrata da Carlo Lizzani, il docu-film di Gianni Bozzacchi ha suscitato negli animi di cinefili e semplici appassionati, sensazioni simili tra loro anche in persone di età e provenienze diverse.
Gli intervistati, fuori dalla sala cinematografica, hanno raccontato il loro shock emotivo per aver fatto riaffiorare dalla memoria i temi drammatici del neorealismo e, dall’altro lato, la piacevole riscoperta dei volti noti di quella stagione: da Anna Magnani a Roberto Rossellini, da Vittorio De Sica a Carlo Lizzani stesso, per citarne solo alcuni.
Per il pubblico di Venezia 70 il film non si limita a riassumere e sintetizzare un pezzo di storia recente, ma lancia la palla in avanti, soprattutto alle nuove generazioni, invitandole a reagire a questo stato di crisi generale, con una nuova e (perché no?) più grande rivoluzione artistica e culturale.
Uno sguardo al passato, dunque, e una mano tesa verso il futuro. Segno evidente di questo passaggio di testimone tra il cinema di allora e il cinema a venire è stato il momento del red carpet, in cui hanno sfilato gomito a gomito, Enzo Staiola, il bambino protagonista di Ladri di biciclette e la figlia di Gianni Bozzacchi, Rhea, neo-laureata in Cinema alla Columbia University.
Ecco i racconti e le sensazioni raccolti a caldo dopo la prima del film, avvenuta il 1° settembre 2013 in Sala Grande.